Via dell’Orso [1] (R. V – Ponte) (da via dei Portoghesi a via dei Soldati)
La via, che anticamente si chiamava dei "Scapucci o Scappuccini", antica famiglia romana, in cui primeggiò quel Mario “dell'arte della medicina dottore”, che era Conservatore, quando venne concessa la cittadinanza romana a Giuliano e Lorenzo de’ Medici (1513).
Il nuovo nome "dell'Orso" le venne “dalla figura di questo animale scolpito in marmo e situato nel cantone del vicolo dei Soldati” (rubata nel 1976).
Tale scultura formò la caratteristica dell’hostaria "all'insegna dell'Orso” che ha il periodo principale di sviluppo intorno al ‘300, come si rileva dalle linee architettoniche dei tre portici, i fregi in terracotta e gli archi di stile romano-bizantino.
Aggiunte, anche di antica data, cancellarono il periodo precedente e la casa appartenne poi ad una nobile casata, come si rileva da uno stemma apposto sulle mura (scomparso).
Divenne nel 1594 proprietà di un Arciconfraternita, come si legge in un’iscrizione murale (scomparsa).
Nel periodo rinascimentale fu il più celebre albergo di Roma [2] ed alloggiò cardinali, stranieri, nobili [3], ambasciatori, tutti i forestieri di più alta condizione.
Aveva annessa una stazione di posta e scuderia, per vetture pubbliche e private; dove venivano contrattate a nolo portantine, cavalli e carrozze per gite in città e per lunghi viaggi.
Sotto il pontificato di Eugenio IV (Gabriele Condulmer - 1431-1447), su largo dell’Orso, risiedeva il prefetto di Roma e vicolo dei Soldati è forse la stazione dei militi addetti alla sua guardia.
"La chiesa di Santa Maria de Ursis, anticamente in Posterula, è sulla riva del Tevere, nel Rione Ponte, vicino all'ospizio all'insegna dell'Orso, che dà il nome a questa strada”. Sembra che il tempio fosse prima dedicato a Sant’Agata e, in un’inondazione, avvenuta sotto il pontificato di Nicola I (858-867), è detto sul Liber Pontificalis che il Tevere “ingressus est per posterulam quae appellatur S. Agathae in urbem Romam”. Nel XVII secolo, era annesso alla chiesa il collegio Celestino, fondato nel 1626 dai monaci Celestini, regola estinta nei primi del secolo XIX.
La chiesa, che fu poi abbattuta per la costruzione del lungotevere, aveva anche “tre sepolture, due nella chiesa per li secolari e una nella sacrestia per li monaci e sacerdoti”. La via sulla quale sorgeva la chiesa, fin dal secolo XV, vien detta, oggi, dell’Orso, dall’insegna dell’antico storico albergo; quella strada faceva parte dell’itinerario percorso dai papi e detto nel Medio Evo “via pontificum”, da non confondersi colla “via papae”, che era la via dei possessi papali.
Via dell’Orso fu lastricata da Sisto V (Felice Peretti - 1585-1590), per cui ebbe per qualche tempo il nome di “via Sistina”.
Non lungi di là sorgeva un antico deposito medievale delle grasce (cereali, vino e olio) e dei grani detto “Turris Annonae”, corrottamente, dal popolo appellato fino ai nostri dì, “Tor di Nona”. Questo storico luogo divenne poi il carcere di Stato e finalmente Teatro Regio.
Chiesa, torre, teatro, strada sono scomparse da pochi anni per i lavori dei grandi muraglioni del Tevere”, nel secolo XIX.
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[1] ) Prima della sistemazione dei muraglioni, Via dell’Orso proseguiva, lungo il Tevere, fino alla Piazza di Ponte (Oggi Piazza Pasquale Paoli).
[2] ) Incontro all’albergo, al principio del ‘600, stava il palazzo di Bruto e Francesco Gottifredi. Nel nuovo ripristino dell’edificio, eseguito nel 1938, durante i lavori, fu trovato uno scheletro nello spessore delle pareti, fra due camere di ospiti.
[3] ) “1º dicembre 1605 - domenica sera capitò in Roma il duca di Nemours incagnito et se ne andò a smontare all'osteria dell'Orso”. (Codice Urb. 1073 Biblioteca Vittorio Emanuele).
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